domenica 8 febbraio 2015

Le Vigne di San Giacomo, il Patrono dei Vignaioli e la Chiesa di Borgo San Giacomo – Il paesaggio della vite e del vino e i Percorsi della Fede


Annalisa e Gianluca,numi tutelari de 'Le Vigne di San Giacomo' di Roncade, presentano per il progetto Comunicare per Esistere 2015 la chiesetta di Borgo San Giacomo, che è stata inserita nei percorsi della fede del progetto Comunicare per Esistere 2015.

La Peronospora aveva distrutto in tempi non lontani i vigneti. I vignaioli allora cercarono un Santo che intercedesse in cielo, per i loro bisogni e si rivolsero a S. Vincenzo Diacono /Martire.
Ma prima ancora di essere venerato in Italia, S. Vincenzo Diacono Martire era già noto in Francia come protettore dei vignaioli e dei loro prodotti.
Come arrivò in Italia? Probabilmente, con ufficiature di preghiera presso un Oratorio della corte di Guastalla Nuova, tenute da quei monaci predicatori che giravano l’Europa predicando il Verbo di Dio e le devozioni dei Santi di vari popoli, fra questi S. Vincenzo d/m.
E come tutti i santi vissuti in tempi lontani, dove la realtà si confondeva con la fantasia, anche il nostro S. Vincenzo d/m ha la sua leggenda.

Annalisa e Gianluca non hanno certamente bisogno di rivolgersi ai Santi per produrre qualità, ma
la loro disponibilità a farsi interpreti della storia del territorio, è certamente un indizio di santità (laica), che a noi piace attribuire ad un silenzioso suggerimento del patrono dei vignaioli.


San Giacomo è una località che difficilmente appare sulle carte topografiche, non
essendo oggi rappresentata che da una chiesetta e una vecchia casa canonica.
Tracce ufficiali di una cappella in questa zona risalgono al 1231,
in una bolla di papa Gregorio IX.
L’edificio è dedicato a San Giacomo, patrono dei pellegrini, in quanto situato vicino ad
un ospizio (oggi casa Rubinato) per i viandanti in cammino verso Roma. In seguito gli
straripamenti dei corsi d’acqua, responsabili del parallelo spopolamento della vicina
Vallio, distruggono la chiesa, che rimane abbandonata fino al 1505.
In quell’anno un nobile patrizio veneziano, Antonio Giacomo Tiepolo, si prende
l’impegno di restaurare chiesa e campanile e di rinnovare la canonica. Poco dopo
ottiene dal vescovo Tiburtino Angelo Leonini un curato suddito del pievano di San
Civran.
A Tiepolo vengono anche restituiti i beni trasferiti, con la decadenza dei secoli precedenti, al pievano di San Civran, ed una campana che viene ricollocata nel campanile restaurato.
Nella chiesa di San Giacomo sono dipinti, oltre al santo titolare, San Sebastiano e San Rocco.


Va citato, infine, un singolare aneddoto con riflessi miracolistici.
Il 21 agosto 1986 una collaboratrice milanese del quotidiano '’L’Avvenire’’, Elena Manzoni, tornando da un pellegrinaggio a San Jacopo di Compostella, transitando sulla autostrada A4 nei pressi all’altezza di San Giacomo perde il controllo del suo camper, il quale esce di strada e si disintegra al lato della carreggiata. La donna e le quattro figlie che si trovavano a bordo del mezzo ne escono perfettamente illese.
Una volta rientrata a Milano Elena Manzoni scopre la straordinaria coincidenza (San Giacomo = San Jacopo) e l’esistenza, nel tredicesimo secolo, di un rifugio per i
pellegrini; qualche tempo dopo consegnerà un ex voto alla chiesetta per la grazia che ritiene di aver ricevuto dal santo protettore dei pellegrini.


Le Vigne di San Giacomo, il Patrono dei Vignaioli e la Chiesa di Borgo San Giacomo – Il paesaggio della vite e del vino e i Percorsi della Fede


Annalisa e Gianluca,numi tutelari de 'Le Vigne di San Giacomo' di Roncade, presentano per il progetto Comunicare per Esistere 2015 la chiesetta di Borgo San Giacomo, che è stata inserita nei percorsi della fede del progetto Comunicare per Esistere 2015.

La Peronospora aveva distrutto in tempi non lontani i vigneti. I vignaioli allora cercarono un Santo che intercedesse in cielo, per i loro bisogni e si rivolsero a S. Vincenzo Diacono /Martire.
Ma prima ancora di essere venerato in Italia, S. Vincenzo Diacono Martire era già noto in Francia come protettore dei vignaioli e dei loro prodotti.
Come arrivò in Italia? Probabilmente, con ufficiature di preghiera presso un Oratorio della corte di Guastalla Nuova, tenute da quei monaci predicatori che giravano l’Europa predicando il Verbo di Dio e le devozioni dei Santi di vari popoli, fra questi S. Vincenzo d/m.
E come tutti i santi vissuti in tempi lontani, dove la realtà si confondeva con la fantasia, anche il nostro S. Vincenzo d/m ha la sua leggenda.

Annalisa e Gianluca non hanno certamente bisogno di rivolgersi ai Santi per produrre qualità, ma
la loro disponibilità a farsi interpreti della storia del territorio, è certamente un indizio di santità (laica), che a noi piace attribuire ad un silenzioso suggerimento del patrono dei vignaioli.


San Giacomo è una località che difficilmente appare sulle carte topografiche, non
essendo oggi rappresentata che da una chiesetta e una vecchia casa canonica.
Tracce ufficiali di una cappella in questa zona risalgono al 1231,
in una bolla di papa Gregorio IX.
L’edificio è dedicato a San Giacomo, patrono dei pellegrini, in quanto situato vicino ad
un ospizio (oggi casa Rubinato) per i viandanti in cammino verso Roma. In seguito gli
straripamenti dei corsi d’acqua, responsabili del parallelo spopolamento della vicina
Vallio, distruggono la chiesa, che rimane abbandonata fino al 1505.
In quell’anno un nobile patrizio veneziano, Antonio Giacomo Tiepolo, si prende
l’impegno di restaurare chiesa e campanile e di rinnovare la canonica. Poco dopo
ottiene dal vescovo Tiburtino Angelo Leonini un curato suddito del pievano di San
Civran.
A Tiepolo vengono anche restituiti i beni trasferiti, con la decadenza dei secoli precedenti, al pievano di San Civran, ed una campana che viene ricollocata nel campanile restaurato.
Nella chiesa di San Giacomo sono dipinti, oltre al santo titolare, San Sebastiano e San Rocco.


Va citato, infine, un singolare aneddoto con riflessi miracolistici.
Il 21 agosto 1986 una collaboratrice milanese del quotidiano '’L’Avvenire’’, Elena Manzoni, tornando da un pellegrinaggio a San Jacopo di Compostella, transitando sulla autostrada A4 nei pressi all’altezza di San Giacomo perde il controllo del suo camper, il quale esce di strada e si disintegra al lato della carreggiata. La donna e le quattro figlie che si trovavano a bordo del mezzo ne escono perfettamente illese.
Una volta rientrata a Milano Elena Manzoni scopre la straordinaria coincidenza (San Giacomo = San Jacopo) e l’esistenza, nel tredicesimo secolo, di un rifugio per i
pellegrini; qualche tempo dopo consegnerà un ex voto alla chiesetta per la grazia che ritiene di aver ricevuto dal santo protettore dei pellegrini.


Le Vigne di San Giacomo declinano anche al femminile



A dire il vero quando siamo giunti nelle Terre del Sile, la nostra inclinazione verso le produzioni enoiche del territorio era molto vicina allo zero.
Le linguacce di giornalisti errabondi, rivelano una infelicità primigenia e un carattere poco incline ad accettare qualche carta da cento euro per 'carburare' un servizio informativo positivo.
Purtroppo, da vecchi impenitenti quali siamo,non ci lasciamo ungere se il palato si rifiuta di riconoscere una pur qualche valenza positiva agli intrugli enoici che ci fanno ingurgitare.

Poi ti si spalanca davanti la bionda ed eterea simpatia di Annalisa, donna del vino e moglie di quel gran personaggio che è Gianluca Giacomin, nume tutelare de Le Vigne di San Giacomo a Roncade.
Un sorriso contagioso, una capacità di comunicare diretta, senza tanti fronzoli : poi degusti i vini di famiglia e capisci non solo che la lingua è collegata al cervello (di questi tempi non è poco!), ma che non si tratta di una lezioncina imparata a memoria.
I vini sono buoni e quel diavolo di Bruno Sganga ha ragione ad insistere con Annalisa e Gianluca per chiedere un affinamento ulteriore dello strepitoso Manzoni dell'azienda.